Il campo si risveglia. Il Viaggio in Camper ci emoziona e Rocinante è un compagno eccezionale!
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Il campo si risveglia. Il Viaggio in Camper ci emoziona e Rocinante è un compagno eccezionale!


Camperlife con Rocinante Story Hunters on the road

01/10/2022 Torre Canne - Puglia


Confessioni di un camperista - 2°


Io sono uno che non trova pace, ma, badate bene, la pace mi da tristezza.

La frase, forse, non è mia, ma di quel irrequieto di Rocinante.

35 anni passati a scarrozzare voglie di conoscenza e desideri di perdersi.


Chiunque abbia un Camper, mi piace immaginare, desidera di perdere la strada, di smarrirsi, e, probabilmente, sogna che il mondo non se ne degni punto. Ah, potesse, il mondo, dimenticarsi di me ...

Partire e seguire "la prua", come un naso curioso e ricco di fiuto, fino a mete che non contano poi tanto. Le migliori? Quelle che per raggiungerle occorre coprire spazi incolmabili. "Amore per le distanze", immagino sia il sentimento più forte del Camperista.

Il ritorno, il nostos, mette tristezza;

è come la domenica pomeriggio, quando la gente esce dal cinema e torna a casa a mangiare la pizza e guardare le partite, (questo si faceva mille anni fa, lo so, ho perso il contatto con un certo mondo, specie quello dei media; oggi le partite le si possono guardare dalla mattina alla sera, immagino..., cambia la scansione, non il senso di opprimente monotonia).


Un camper non dovrebbe mai fermare il suo viaggiare in avanti, mai tornare sui propri passi. Un camper è il viaggio, è come l'amore, non dovrebbe lasciarti pensare ad altro. "L'amore ha l'amore come solo argomento", oppure "per la stessa ragione del viaggio, viaggiare", per rimanere sulle citazione De Andreiane.


Eppure un camper, come "la costruzione di un'amore", "spezza le vene delle mani" (qui siamo passati a Fossati). Occorre trovare il ritmo, l'andatura. Ogni forzatura, ogni azione compulsiva, diventa tossica per il viaggio, si mette di traverso, stanca, la si paga tutta.


Viaggiare portandosi dietro la casa, vuol dire armonizzarla con lo spazio e con i tempi nei quali essa vaga. Tu la guidi, ma è lei che guida il tuo umore.

E quando il tuo ritmo diventa il suo, quando il tuo battito risuona con esso, quando dal tempo bandisci ogni forma di fretta ( parola velenosa ), il mondo si distende, come il profilo che ospita una pace errante: la tua.

La tristezza dell'immobilità è solo l'ombra umida che s'allontana alle tue spalle.


Il tuo fisico vibra col corpo di quella casa che non può stare ferma a lungo e ogni tappa vissuta con affiatamento è una buona ragione per raggiungerne un'altra.


Quando tutto fila liscio, mi sembra di poter dire, il risveglio, il momento in cui ti riaffacci sulle coordinate che quel giorno ti ospitano, è come ri-posare il piede sulla luna. Guardi la terra dalla distanza del predellino e ti rendi conto che stai facendo un grande passo verso te stesso.

Un senso di piacevole smarrimento ti invade. La tua casa diventa il dentro e il fuori da te e dal camper.


Può darsi, le facce assonate degli altri equipaggi, il deambulare lento, lo stiracchiarsi dei cani che ritoccano terra, gli accappatoi appesi ai portabici, le bacinelle coi piatti della sera prima, le voci roche, i saluti poliglotti, le sorprendenti, improbabili e indecifrabili combinazioni d'abbigliamento, tutto ti parla, o meglio bisbiglia, o tu ti fingi lo faccia, di precarietà, instabile fermata nel tempo e nello spazio, unicamente tappa, stazione di avanzamento.


Ieri sera, in una call con amici del Canale, Antonella ed Enrico ci parlavano di stazionarietà che soffoca, di mutui, di accumulazione di cose inutili, di status al servizio del prestabilito, ci raccontavano la loro decisione di cambiare, del fascino eccitante del rendersi precari. Ognuno, in questi campi sosta, ti sembra, abbia qualcosa da riprendersi dal tempo, ognuno sembra cercarlo, sospeso, nella contemplazione del dettaglio, visto e rivisto e ogni mattina diverso, della propria casa viaggiante. Allora pensi a coloro che, come Antonella ed Enrico, la casa la stanno vendendo per mettersi in viaggio, alla ricerca di altro, che poi coincide col sé. Si guarda il proprio camper, al mattino, come se quella impermeabile copertura dovesse proteggere dall'attraversamento, imminente, di una zona a grande intensità meteoritica. Forse, le uniche meteoriti che possono raggiungerci e colpirci sono quelle che giungono dal passato. Ma, in fondo, viaggiare significa mettersi un poco in balia degli eventi.



Ma se tutto questo è vero, può esserlo solo per me e per ognuno di voi, in modo diverso. Tempi di riflessione, con un mezzo che scarrozza le strade da 35 anni, se ne hanno molti. Il mondo vi supera da ogni lato e mai come ora vi siete resi conti di quanto corra, di quanta fretta abbia iniettata nelle vene. Mentre il 65 cavalli, aspirato, vi conduce ovunque vogliate, con la cocciutaggine rassicurante di un docile muletto, vi è dato il tempo di pensare (se avete già imparato a farlo, o di cominciare a pensare, se prima non ne avete avuto il tempo, impegnati come siamo unicamente a citare il mondo che ci circonda e ci instrada - riusciamo a immaginare ci sia un mondo senza tutta la narrazione contaminata e manipolatoria che ci giunge inarrestabilmente dai media?! Riusciamo a concepire un mondo la cui narrazione dipende da noi, dai nostri sensi, dalle nostre emozioni, dal nostro sperimentare? Riusciamo ad accettare che ciò che si determina in noi ha senso?

O abbiamo sempre e solo bisogno che qualcuno ce la racconti ?).



Forse un mezzo storico, che sfugga le caratteristiche dell'attualità sfrenata e angosciata, un mezzo che costringa a vivere in una costante "pausa", che non possa stare al passo, che soffra la frenesia che lo circonda, è il solo che possa farci capire l'assurdità che stiamo vivendo. L'alienazione insensata che, non solo stiamo vivendo, stiamo desiderando, adorando, idolatrando.

Rocinante ci costringe a guardare il nostro tempo rimandone alle spalle e sbalordendoci delle sue fughe prospettiche accelerate, chiedendoci dove possa condurre tutto questo.


Come ogni essere sensibile, risente di ogni variazione epidermica, e vibra, geme, senza smettere di avanzare. E sì, perché, in una realtà che fa della fretta la propria condanna, masochismo vuole che i manti stradali siano martoriati, come fossero reduci da chissà quale calamità. Contraddizioni storiche, come dover andare necessariamente di corsa, per stare al passo coi tempi spasmodici di questa vita commerciale e di consumo e poi, pagare multe su multe per i divieti che vorrebbero raffigurare un mondo dove si debba viaggiare con calma, distesamente, senza avere fretta, privilegiando il passo dei pedoni. Ben venga, non suonasse dell'inganno di toglierci ancora qualche soldo dalle tasche. Ci si decida: dobbiamo andare piano e con calma, o dobbiamo correre come forsennati dietro il tempo del lavoro, degli impegni, degli acquisti, che fugge? Cos'è questa schizofrenia?!


Ecco, Rocinante non consente di vivere questo dilemma, questa dissociazione o alienazione mentale. Lui va piano. punto!

E lì, occorre, spesso, farci pace. Il concento odierno di "andare piano", visto da dentro Rocinante, è una astrazione supersonica.

In ogni modo, le strade lo scuotono dal profondo, tentano di sfasciarne ogni ammortizzatore, schiodare ogni mobile, terremotare ogni nostra vena, per scecherarne il sangue; gli altri veicoli lo aggrediscono, ne sopportano male la presenza sul loro cammino. Se le imprecazioni allungano la vita, Barbara ed io camperemo molto a lungo. Tutto questo sottolinea il tuo isolamento, e, se ti armonizzi con esso, il tuo senso di estraneità e... di pace.


Ma capita che tu sbagli i tempi, li forzi, vuoi giungere ostinatamente a una meta, commetti l'errore di ragionare come ragiona il mondo che sfreccia intorno a te. Allora, il risveglio del mattino seguente è meno mistico, più disarmonico, le figure che si aggirano per il campo rimangono tali, come ombre in un'abbaglio. Comprendi che ogni cosa, ogni manifestazione vive nel filtro del tuo sguardo, nel sentire del tuo cuore. Devi soprassedere, non esprimere giudizio, ripristinare gli equilibri, lavorare d'inerzia, attendere.

Aspettare che le connessioni si attivino di nuovo, che il tutto risuoni, il mezzo e l'equipaggio, che il tuo desiderio riprenda il suo cammino, al tuo fianco.


Dunque, è il campo della tua esperienza di viaggio che si risveglia, è la metafora stessa della tua vita che riprende il cammino, la tua narrazione del mondo che si rifà strada dentro di te e si propone agli altri, è la tua aspirazione a incontrare altre narrazioni e com-prenderle in te che si stiracchia nel sole che nasce, di un nuovo imperdibile giorno di viaggio.


Leo

Story Hunters on the road







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