Story Hunters tv cambio vita apre le telecamere ai vostri racconti dei viaggi esplorativi, abbiamo dato un nome agli amici del canale che hanno scelto di raccontare le proprie impressioni sui viaggi da loro fatti in vista di un prossimo espatrio in quel paese, si chiamano Story Hunters Reporters. Alcuni di loro narrano i luoghi visitati a lungo, altri invece le prime impressioni solo di passaggio, a volte quel luogo non li ha emozionati, a volte li ha respinti o altre volte invece li ha accolti e lì hanno deciso di trasferirsi prossimamente.
E’ importante per la nostra community ascoltare le storie di persone che hanno deciso di cambiare vita e trasferirsi in nuovi paesi per sperimentare una nuova cultura e migliorare la propria situazione economica, ma al tempo stesso è importante condividere i viaggi e le esperienze fatte da ognuno di voi, per questo abbiamo dato il via a Story Hunters Reporters.
Questa che vi narriamo è l’esperienza di Paola, che con suo marito sono partiti per un viaggio esplorativo alla volta dell’Albania, con l'obiettivo di scoprire l'umanità del popolo albanese e nel suo scritto Paola, da cui abbiamo creato questo video, esprime appieno la loro esperienza. Hanno scelto di andare a esplorare l’Albania, cercando un posto dove la vita potesse apparire più a misura d’uomo e meno stressante e, nel loro caso specifico, dove il sistema fiscale per certi professionisti fosse più agevolato . Dopo aver seguito diverse interviste Story Hunters e ascoltato giovani che hanno fatto questa scelta, decidono di affrontare questo viaggio di sopralluogo in Albania con lo scopo di esplorarne i luoghi e capirne lo stile di vita che offrono , capire se quel posto fa per loro o meno, magari puntando la prua verso il sud dell’Albania, approdando nella conca della piccola Saranda oppure buttandosi nella eclettica capitale Tirana, dove i servizi non mancano e l’internazionalità caratterizza le relazioni sociali, beh per loro la scelta forse non sarà né l’una, né l’altra, ….ma ascoltiamo lo scritto che ci ha inviato l’amica Paola, che ringraziamo sin da ora per la generosa autenticità.
Tenersi per mano
Passeggiando sul lungomare di Durazzo ho notato diversi uomini camminare tenendo per mano donne anziane, con tanto di vestito lungo scuro e fazzoletto in testa. Erano figli o nipoti, immagino, che andavano a passeggiare sul lungomare di Durazzo con la madre o la nonna. Ho trovato questa scena meravigliosa, dolce, profonda e ancorata a un sentimento vero. Quale uomo ancora giovane dalle nostre parti girerebbe sul lungomare con una donna anziana per mano?
Quanta tenerezza, rispetto e forza emanava da questa scena che mi ha fatto capire il senso delle relazioni in questo paese, l'Albania. Forse il passato difficile e il presente ancora duro da affrontare hanno in qualche modo incapsulato queste relazioni e questi sentimenti di rispetto, stima e dolcezza fra generazioni diverse mostrando un tesoro che molti di noi non possiedono né coltivano più.
Grazie Albania per avermi ricordato le donne anziane, zie, nonne del mio Friuli, dell'Italia anni 60/70 in cui le donne giravano col fazzoletto nero, giocavano a tombola per ore e ore riempendo l’aria dei loro numeri e si raccontavano storie e pettegolezzi interminabili, sedute su vecchie sedie di paglia, e noi piccoli ascoltavamo stupiti e ammaliati queste vecchie vivaci, con gli occhi pieni di energia e anima viva.
…dovevo andare in Albania per ricordare con tanta forza e orgoglio questo passato che mi ha generato e mi fa sentire dentro tanta dolcezza, rimpianto ma anche orgoglio per la vera umanità che eravamo e che ancora siamo, se solo un’immagine ci risveglia il cuore su un lungomare…
Il pittore e l’Albania
Sempre su un lungomare, questa volta di Valona vedo un’altra scena che apre uno squarcio di ricordi ed emozioni nel mio cuore. Una bambina di 6-7 anni ascolta un vecchio pittore che le sta raccontando qualche storia con un tono così ammaliante e così sapiente che anch’io che non capisco la lingua, rimango come ancorata, totalmente immedesimata in quella bambina che ascolta, immobile, seduta di fronte a questo anziano pittore e alle sue tele, con un’attenzione totale, senza staccare gli occhi da lui, immersa in uno spazio-tempo “altro”, come solo i bambini sanno fare.
Quali mondi o coscienze quel pittore stava facendo esplodere nel cuore di quella piccola coi capelli lunghi e così compostamente ma naturalmente presente, mentre i genitori a fianco osservavano in silenzio rispettoso, come se il tempo non avesse valore né senso? Nessun gelato da prendere, nessuna lamentela, nessun capriccio, nessuna ambizione: un vecchio parla con la sapienza profonda di chi sa cosa dire all’animo pulito di un bambino.
Dopo mezz’ora ripasso nello stesso punto e i due sono ancora lì, occhi negli occhi. Lui parla e lei cresce. Spero che questa ricchezza di saper essere umani non abbandoni questo paese sotto la coltre di cemento e di progresso che qualcuno, immancabilmente, ha già cominciato a buttarle addosso.
E infine rifletto: il nostro progresso, quello che mi fa vedere come scomodo e difficile da digerire questo paese, è proprio quello che ha portato via dalle nostre vite queste scene di intensa umanità. E la riflessione continua...
Siamo tornati ieri dall'Albania e aspettavo di aver un pò sedimentato l'esperienza per scrivervi ma volevo anticiparvi un paio di riflessioni.
Il viaggio è stato molto intenso e ha fatto emergere sensazioni, pensieri, paure, confusioni ma anche momenti di bellezza in un turbinio di emozioni davvero unico. Credo che ci vorrà un pò per metabolizzare.
La sensazione di base è che questo paese non fa per noi.
Le persone sono brave e disponibili, e la natura, specialmente nella parte interna del paese e in alcuni punti della costa, veramente generosa. I costi sono contenuti e fanno gioire certi bei piatti di pesce a 15 euro compreso il vino.
Tuttavia l'azzeramento storico/architettonico delle città a causa del lungo periodo di dittatura che ha portato un grigiore spettrale negli edifici e nelle atmosfere di alcuni luoghi, (specialmente all'interno) e la crescita scomposta e confusa attuale della costa verso un modello che aborriamo, ci ha colpito negativamente.
Di certo molte degli italiani che si sono trasferiti in Albania nel periodo della Pandemia tra il 2020 e il 2021 avevano delle ragioni così stringenti e fondamentali per scappare dall'Italia che gli aspetti negativi che abbiamo visto noi potevano passare tranquillamente in secondo piano.
Poter respirare e non essere costretti ad avvelenarsi avrebbe giustificato qualsiasi meta. Lo stesso vale in qualche modo anche per chi ha una pensione bassa che non consente di vivere più dignitosamente in Italia.
In sostanza, abbiamo provato una sorta sofferenza per le persone del luogo (che si capisce campano a fatica) e anche per chi si trasferisce lì costretto dagli eventi.
Insomma, questo senso di compassione e scoramento insieme va certamente capito, elaborato e digerito perché può avere molto a che fare con le nostre vicende e sensibilità personali, magari di questo periodo.
Preciso che per noi sapersi adattare è una prerogativa e infatti, ci siamo adattati in viaggio anche in situazioni molto semplici che ci hanno permesso anche di contenere i costi del viaggio.
Però forse la meta da scegliere deve far risuonare in noi delle corde più serene e positive di quelle mosse dall'Albania. E forse più che di trovare un paese dove cambiare vita e vivere stabilmente in questo momento abbiamo bisogno di viaggiare semplicemente per trovare la dimensione giusta dentro e fuori, come magistralmente suggerito da Leonardo nella sua ultima mail.
Nel mezzo del cammin di nostra Albania.
A volte quando si entra in un bosco non si vede che un indistinto intrico di piante. Poi, se focalizzi lo sguardo, un mondo ti compare davanti agli occhi. Colori diversi, forme, armonie di composizioni, suoni e profumi.
Ecco, l’Albania per me è stato come entrare in un bosco nuovo, a volte oscuro, a volte più luminoso, ma in tutti i casi ispiratore di nuove visioni.
Ad esempio il caos sembra caos, con le macchine che vanno dove vogliono e parcheggiano dove vogliono trasformando l’attraversamento di una città in una sorta di pista da autoscontri. Poi però nel caos c’è il ritmo della vita che scorre, le faccende del quotidiano che giustificano la rimozione di ogni altra regola che non sia quella di fare le cose più essenziali nel tempo che la vita richiede: quanto basta, come nelle ricette.
Così i fili dell’elettricità sospesi in aria, una ragnatela che fa da sfondo al volo delle rondini, funziona e quindi perché dannarsi? Ci sono priorità imposte dalla pratica di vita che si vedono messe in atto in questa terra.
A noi le rotelle della consuetudine si inceppano nel cercare di capire perché questo popolo non si adegua alla modernità, in fondo la dittatura è finita 30 anni fa, no? Ok, e che ne è della nostra dittatura del fare così e così, alto così e basso così, un po’ più a destra, un po’ più a sinistra che noi abbiamo così tanto interiorizzato da volerla esportare ovunque? E poi, la storia che non c’è più, distrutta dalle architetture del periodo comunista. Mi sono rammaricata così tanto di questa assenza pensando alla vicina Italia stracolma di storia e città d’arte. Qui poco è sopravvissuto e dove sopravvive, come a Argirokastro e Berat, è meta di veri e propri pellegrinaggi turistici.
E così giri per le città col naso all’insù cercando qualcosa che possa colpire l’occhio allenato dell’italiano e invece non vedi nulla, o per lo meno molto poco.
Le moschee stridono anche quelle, come se fossero state portate qui da qualche paese lontano per una fiera di qualche giorno. Non so dire perché.
Poi c’è il mare.
Non so quanto bello fino a Saranda per il semplice fatto che il tempo era brutto per la maggior parte del viaggio e quindi i lungomare di Durazzo, Valona, Himarè ci hanno portato un senso di calma un po’ invernale ma non molto di più, pur essendo Maggio inoltrato.
Però quando vedi il mare dall’alto di passi montani che raggiungono i 1.200 mt. con le conifere che spuntano 10 minuti dopo le spiagge, l’effetto è infinito.
Osservi il mare prendere i colori blu dei Caraibi a Saranda e Ksamil e pensi che per quante siano le colate di cemento di grandi alberghi, ristoranti e bar lui rimane di quella bellezza immota e pacifica, come nelle isole greche, anche se la sabbia bianca è importata e le calette sono create ad hoc con infiniti lavori in corso.
Poi, proprio in fondo all’Albania il mare diventa laguna nell’abbraccio della penisola di Ksamil. Qui, al fondo della penisola si trovano i resti di una grande città romana, nel sito archeologico di Butrinto, luogo di rara bellezza.
Entri e la storia arriva a fiotti. La laguna che si stende oltre le mura di cinta della città è muta e concentrata. Il teatro, le terme, i luoghi di culto si susseguono così densi da far sentire il brulichio delle persone che qui si radunavano all’ombra del tempio di Euscalapio, dio della medicina, desiderosi delle cure della divinità.
E poi la grande chiesa a cielo aperto e il battistero con uno dei più bei mosaici romani della storia, purtroppo coperto dalla ghiaia per difenderlo dalle intemperie. Ma che importa? Le forza guaritrice dei suoi 8 cerchi concentrici ricchi di simboli magistralmente composti crea una ruota di e nergia che viene spinta verso il cielo da una serie di colonne, che viste di fronte sembrano create nella distrazione più totale, ma che senti istintivamente rispondere alle sapienti leggi del cosmo. Leggi che noi non conosciamo e non sentiamo più. Mi dico che forse proprio questa sapienza profonda che abbiamo perso è la nostra condanna e penso che questo popolo ancora così arretrato ai nostri occhi, forse sa qualcosa che noi non sappiamo più.
Lo vedo negli occhi di un albergatore di Ksamil dove abbiamo soggiornato 3 notti, occhi buoni che guardano dal profondo, mani enormi e calde che quando le stringi ti commuovi. Ogni mattina gli occhi di quest’uomo, la sua semplicità e cordialità ci accoglievano maternamente. Come il suo cappuccino che ci metteva mezz’ora a fare con una concentrazione assoluta. Intorno tante faccende da sbrigare ma lui in quel cappuccino ci metteva tutto se stesso, sbattendo la brocca del latte con forza più volte, come a risvegliare il genio della caffettiera.
Un perfetto qui e ora senza tanto yoga, ritiri, meditazioni e canti sciamanici!
Mentre salivo sull’aereo del ritorno, pensavo che alcune cose che noi cerchiamo e afferriamo solo nel loro involucro o simulacro vuoto, in Albania si possono trovare ancora nella loro essenza, vive e vegete. Non so per quanto ancora ma ci sono. Qualcuno potrebbe dire che si possono trovare in altri paesi del mondo ma mai così vicino a noi, così vicino alla nostra sensibilità, al nostro mare, al nostro cielo… Loro ci hanno osservato da lontano per anni, imparando la nostra lingua dalla Tv, e poi venendo a portare la loro forza lavoro e la loro integrità nel nostro paese. Penso valga la pena ricambiare la visita e guardare intensamente in quello specchio che loro ci porgono, dall’altra parte del mare.
Chiudo queste considerazioni augurando un buon viaggio a tutti gli amici preziosi di Story Hunters e invio da parte mia e di mio marito un grande grazie a Leo e Barbara che con la loro costante ispirazione, fantasia e sincera umanità hanno ispirato questo viaggio e questo scritto.
Grazie, Paola.
Qui il video completo dello scritto di Paola
prodotto da Story Hunters Tv con immagini dell'Albania
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